Nata al di fuori del matrimonio nel secolo scorso, povera e non amata, Violette Leduc incontra Simone de Beauvoir nel dopo Guerra a Saint-Germain- des-Prés. Tra le due donne si sviluppa un intenso rapporto destinato a durare per tutta la vita, basato sulla ricerca da parte di Violette della libertà attraverso la scrittura e sulla convizione di Simone di possedere tra le sue mani il destino di una scrittrice straordinaria. (fonte: filmup)
Basato su una storia vera, il film è ambientato in piena era Thatcher, durante lo storico sciopero dei minatori inglesi del 1984. Degli attivisti del movimento gay, spinti dalla solidarietà verso chi, come loro, lotta contro il sistema, decidono di raccogliere fondi per gli scioperanti del Galles. I minatori, però, accolgono con diffidenza l’iniziativa, considerando il sostegno di lesbiche e gay inopportuno e imbarazzante. Ma l’incontro fra i due mondi, difficile per non dire esplosivo, si trasformerà in un’entusiasmante amicizia. (fonte: filmup)
Martedì 28 aprile, ore 18.30 e ore 21.15, il Cineforum dello Splendor [info]
Il filosofo e la parrucchiera a triangolare con l’amore: coppia e scoppia firmato Lucas Belvaux, con la splendida Emilie Dequenne
Il filosofo e la parrucchiera. In mezzo, l’amore, e i discorsi che ne conseguono. Regia di Lucas Belvaux, è Sarà il mio tipo? E altri discorsi sull’amore (Pas son genre), tratto dal romanzo omonimo di Philippe Vilain (Gremese), interpretato da Loic Corbery ed Emilie Dequenne, l’attrice belga che fu splendida Rosetta per i Dardenne.
Clement è un giovane, affascinante, radical chic, se volete, professore di filosofia e filosofo parigino: suo malgrado, viene trasferito ad Arras, tranquilla cittadina nel nord della Francia. Complice un taglio di capelli, fa conoscenza con la coiffeuse Jennifer, nostrana, energica e genuina: due anime, meglio, due persone agli antipodi, ma fatal fu il sentimento o, se credete, le regole dell’attrazione. Lui legge Kant, le dà della bellezza kantiana, le regala L’idiota e via dicendo, lei ha un figlio, si diletta nel karaoke con le amiche – la Dequenne canta I will survive di Gloria Gaynor e fa venire i brividi – e crede, fortissimamente crede nell’amore, ma verrà ricambiata?
Amor ch’a nullo spettator guardar perdona: vi batterà forte il cuore, nell’attesa della liberazione (o libertà?) finale, a seguire Clement e Jennifer, e rispecchierete le vostre vite, dolori e amori nei loro, brandendo spazzola o Proust, sentimento e ragione, esprit de finesse ed esprit de geometrie. Sarà il mio tipo?, insomma, è il vostro tipo: regia piana ma empatica, la Dequenne magnifica e Corbery discreto, ribaltamento degli stereotipi amorosi a mezzo servizio e, soprattutto, un finale inusitato, ambiguo, senza fine. Come la vita, come l’amore. (fonte: cinematografo.it)
Liberamente ispirato ad una novella di Ruth Rendell, il film narra la storia di una giovane donna (l’astro nascente del cinema francese, Anaïs Demoustier) che cade in depressione dopo la morte della migliore amica. Una scoperta sorprendente e intrigante sul marito della donna scomparsa (uno strepitoso Romain Duris) le ridona la gioia di vivere, ma in un turbinio di segreti, pulsioni inaspettate e doppie identità nascoste, la situazione comincia a sfuggirle di mano… (fonte: filmup)
La Nostra Terra è la storia di una strana antimafia, fatta piantando pomodori. E di qualcosa che viene prima: la terra. Quella che ci ospita, ci nutre e ci seppellisce. Nicola Sansone è proprietario di un podere nel Sud Italia che viene confiscato dalla Stato e assegnato a una cooperativa, che però non riesce ? per celati o dichiarati boicottaggi ? ad avviare l’attività. Per questa viene mandato in loro aiuto Filippo (Stefano Accorsi), un uomo che da anni fa l’antimafia lavorando in un ufficio del Nord, e quindi impreparato ad affrontare la questione “sul campo”. Numerosi sono gli ostacoli che Filippo incontra, e spesso deve resistere all’impulso di mollare tutto: lo trattengono il senso di sfida e le strane dinamiche di questa cooperativa di insolite persone cui inizia ad affezionarsi, in particolar modo Cosimo (Sergio Rubini) l’ex fattore del boss e Rossana, la bella e determinata ragazza che forse ha un passato da riscattare. In un ribaltamento di ruoli, tra sabotaggi e colpi di scena, non appena le cose iniziano ad andare quasi bene, al boss Nicola Sansone vengono concessi i domiciliari. Riuscirà l’antimafia a trionfare? (fonte: filmup)
Martedì 24 marzo, ore 18.30 e ore 21.15, il Cineforum dello Splendor [info]
Sopra una terrazza che domina i tetti de L’Avana, baciati dalla luce calda del sole, cinque amici si ritrovano per festeggiare il ritorno a casa di uno di loro, Armando, che rientra sull’isola dopo 16 anni di esilio a Madrid. Dal tramonto all’alba i cinque ballano, ridono, bevono, ricordano la giovinezza trascorsa insieme e si raccontano le proprie vite. Emergono così, in poche ore, i sogni e le speranze di ieri e le disillusioni di oggi.
Martedì 24 febbraio, ore 18.30 e ore 21.15, il Cineforum dello Splendor [info]
Dopo aver affidato la figlia Jessica alle cure e all’educazione di alcuni parenti nel nord del Brasile, Val trova un impiego a São Paulo come governante e svolge il suo lavoro con premura e attenzione. Tredici anni dopo, Jessica si presenta in visita e affronta sua madre criticandone l’atteggiamento succube e spiazzando tutti gli inquilini della casa con il suo comportamento imprevedibile.
La regista Anna Muylaert approccia la storia con minimi e puntuali interventi autoriali, lasciando che il racconto fluisca in modo naturale, così da mostrare una rigida e strutturatissima routine quotidiana che, lentamente, deflagra sotto i colpi di un elemento esterno che semplicemente non ne riconosce il valore.
Il personaggio di Jessica, in tal senso, rappresenta la variabile impazzita in un sistema di coordinate che la moderna sociologia familiare vorrebbe scardinato da tempo ma che, di fatto, permane in molteplici contesti e che, a volte, basta davvero un nulla per mettere in crisi.
“Non lo sai come funziona? Queste persone ti offrono le cose per gentilezza, partendo dal presupposto che tu le rifiuterai”. (fonte: filmup)
Da giovedì 18 giugno due spettacoli: 18.30 e 22.30 [info]
Marithé (Karin Viard) lavora in un istituto di formazione per adulti e aiuta le persone a trovare la loro vera vocazione. Un giorno le si presenta Carole (Emmanuelle Devos), moglie complessata che vive all’ombra del marito, Sam, uno chef di fama (Roschdy Zem). Marithé decide di aiutarla a emanciparsi e l’impresa riesce a tal punto che Carole decide di lasciare Sam. Nel frattempo però le cose si complicano, perché Marithé non è insensibile al fascino del cuoco… Un gioiello di divertimento che dimostra come sia possibile rifarsi allo spirito della classica commedia romantica immergendola nell’oggi senza forzature né volgarità, con il contributo di tre dei maggiori divi francesi di oggi (fonte: filmup)
Martedì 17 febbraio, ore 18.30 e ore 21.15, il Cineforum dello Splendor [info]
2013: il tecnico informatico, consulente della Cia, Edward Snowden, decide di rivelare al mondo il più massivo programma di sorveglianza della storia moderna, portato avanti dall’americana National Security Agency con la complicità di governi stranieri e aziende di telecomunicazioni. Un’invasione della privacy gigantesca e sistematica, di cui viene reso conto ai giornalisti Glenn Greenwald ed Ewen MacAskill, in una serie di incontri documentati dalla regista Laura Poitras. Con Citizenfour, Laura Poitras racconta il disvelamento della più grande e sistematica violazione di privacy che la storia moderna ricordi: in un documentario che ha il piglio del thriller unito al rigore del reportage. Premio Oscar 2015. (fonte: quinlan.it)
Un film di terra, di corpi che lottano per la sopravvivenza nei boschi come nelle stanze di un orfanotrofio, di gesti e relazioni fisiche più rilevanti delle parole. Figlio di nessuno (Nicije dete) è l’opera prima – premiata alla scorsa SIC veneziana – del 39enne serbo Vuk Rsumovic e narra, in un breve periodo temporale, dal 1988 al 1992, la sofferenza di un bambino senza nome, che verrà chiamato Haris, vissuto come un selvaggio nella foresta. Non parla, si comporta come un animale, è nudo e coperto di terra. Lo trovano in quelle condizioni in una zona di montagna della Bosnia e lo portano in un orfanotrofio a Belgrado dove continua a comportarsi come se fosse ancora nel bosco. La memoria va a Il ragazzo selvaggio di François Truffaut e L’enigma di Kaspar Hauser di Werner Herzog. E, nel finale, quando la guerra nell’ex Jugoslavia infuria e Haris, musulmano, è costretto a rientrare in Bosnia, ad arruolarsi, a imparare a sparare, ritrovandosi immerso nel fango e nella neve, rotolando in essi verso una destinazione quasi sicuramente tragica, il fantasma di Mouchette di Robert Bresson riappare in tutta la sua concretezza. Tutto sembra ricominciare nel cuore di una foresta abitata da uomini e lupi, e da un dolore che cancella la speranza. (fonte: ilcinematografo.it)
PREMIO PER IL MIGLIOR SCENEGGIATORE, PREMIO FIPRESCI E PREMIO DEL PUBBLICO “RAROVIDEO”ALLA 29. SETTIMANA INTERNAZIONALE DELLA CRITICA (VENEZIA, 2014).