TRAMA
Stéphane, uno chef di successo, conduce una vita tranquilla nei Paesi Baschi, circondato dall’affetto dei figli e dal supporto della ex-moglie. Eppure l’unica cosa che lo fa sentire vivo è Soo, una giovane donna coreana che ha conosciuto su Instagram. I due parlano di arte e di ciliegi in fiore e sembrano instaurare un solido rapporto, nonostante la lontananza. In uno slancio emotivo, Stéphane decide di partire per Seoul e incontrare Soo. Al suo arrivo però, lei non si presenta e Stéphane inizia a vagare per l’aeroporto e per la città, dove la ricerca di Soo lo porterà a riscoprire sè stesso. Riusciranno i due a incontrarsi? A cinque anni da La famiglia Bélier, Lartigau torna con un film che parla delle trappole e delle seduzioni nascoste nella dialettica reale/virtuale offerta ogni giorno dall’universo social. Delle distanze, fisiche, spirituali, geografiche, culturali e di come queste distanze riflettano l’incapacità degli esseri umani di trovare un linguaggio comune capace di superare i limiti della propria interiorità e solitudine. Il regista usa i social e le loro relative dinamiche per quello che possono offrire e ha il merito di non approcciarsi all’argomento con moralismi di sorta. Flirta con idee sulla vita e l’amore di una certa consistenza, senza proporre soluzioni sconvolgenti, ma, trovando il modo di catturare l’attenzione dello spettatore. “Ciò che m’interessava era che Stéphane fosse un personaggio che non aveva commesso nessun errore all’inizio. Non vuole e non farà la rivoluzione ma ciò che è in gioco in questo viaggio è una profonda trasformazione interiore… È qualcuno che cerca il contatto con gli altri e che ama fare del bene agli altri, in particolare attraverso il cibo. Sembra equilibrato, tutto sembra fluire naturalmente nella sua esistenza. Quello che gli manca è la consapevolezza di sé stesso. Era questo che m’interessava”.(Note di regia).
SCHEDA DEL FILM