— MASTROIANNI 100 —
8½ di Federico Fellini
Lunedì 14.10: 18.30 – 21.00
Martedì 15.10: 21.00
Restaurato da CSC – Cineteca Nazionale in collaborazione con RTI-Mediaset
Scheda del film
Titolo originale: Otto e mezzo
Data di uscita: 14 febbraio 1963
Sceneggiatura: Tullio Pinelli, Brunello Rondi, Ennio Flaiano, Federico Fellini.
Regia: Federico Fellini
Nazione: Italia/Francia
Genere: Drammatico
Durata: 138’
Anno: 1963
Cast: Marcello Mastroianni (Guido Anselmi), Claudia Cardinale (Claudia), Anouk Aimée (Luisa Anselmi), Sandra Milo (Carla), Rossella Falk (Rossella), Barbara Steele (Gloria Morin), Guido Alberti (Pace), Jean Rougeul (Fabrizio Carini).
Produzione: CINERIZ – DomoVideo
Distribuzione: Cineteca di Bologna
Approfondimento Cineteca di Bologna
Al suo ottavo film e mezzo, Fellini realizza un potente autoritratto, privo di reticenze, specchiandosi in un regista sorpreso da un’improvvisa crisi creativa, invaso dalle visioni fantasmatiche del passato e in balia dei rimorsi derivanti dalla sua contraddittoria vita privata. Uno degli emblemi del cinema moderno che vede un uomo sui quarantacinque anni trascorrere un periodo di riposo in una stazione climatica di cura. La forzata pausa si risolve in una specie di bilancio generale della sua esistenza.
Marcello: Federico voleva Laurence Olivier, ma non ha rinunciato a Olivier perché gli aveva chiesto il copione, come è stato detto a suo tempo, bensì perché si è accorto che Olivier era un attore troppo grande per poterlo portare a quello che lui voleva, e anche troppo diverso da lui. Io gli somigliavo di più, cattolico, debole, antieroe. Per me 8½ è stato la chiarificazione di queste caratteristiche che c’erano nel mio privato ma che diventavano anche la cifra del mio personaggio. 8½ è un film che mi piace ancora moltissimo. Certo io ho avuto anche il privilegio di diventare amico di Federico. Grazie a questo, ho potuto trasferire sullo schermo piuttosto facilmente anche il Fellini autobiografico di 8½. Anzi con 8½ tutto andò ancora meglio. C’erano i suoi tic, le sue cose, le sue facce. Alzai persino il tono di voce, feci la voce un po’ di testa perché lui ce l’ha così mentre la mia è abbastanza grave, e questo gli dà anche un po’ fastidio. Insomma io con lui mi assoggettai al più elementare dei giochi che uno può fare con un amico con cui si trova bene, il gioco dei due che dicono: “Tu sei la guardia e io il ladro, avanti!”. Con il particolare, però, che era Federico a dirigere il gioco, come quando da ragazzino, nel mio quartiere, c’era sempre uno che fungeva da capobanda e noi tutti ci assoggettavamo con piacere al suo ruolo.